ViciniDistanti by Anan Manzato

ViciniDistanti by Anan Manzato

autore:Anan Manzato [Manzato, Anan]
La lingua: eng
Format: epub
ISBN: 9788857572130
editore: Mimesis
pubblicato: 2020-09-30T12:23:49+00:00


11 Segnaliamo inoltre un numero monografico dell’International Communication Gazette (vol. 77, n.7, 2015) dedicato al pubblico della sofferenza mediata.

12 Lo tsunami nel sud est asiatico del 2004, l’uragano Katrina e il terremoto in Kashmir, entrambi del 2005.

I mezzi di informazione hanno praticamente

il monopolio della creazione culturale delle immagini delle sofferenze e delle atrocità.

Stanley Cohen, Stati di negazione

4.

Il potere iconico

L’immagine costituisce un elemento cardine della struttura simbolica sociale, specie nell’era contemporanea, tanto che una delle definizioni più diffuse per indicare la società di oggi è appunto quella di società delle immagini. I flussi visivi veicolati dai media costituiscono un’iconosfera in cui il portato delle immagini appare tanto più denso e moltiplicato quanto più numerose e pervasive esse circolano.

“L’immagine gode di un effetto di realtà e di verità privilegiato” (Pezzini 2008, p. 5): far vedere attraverso le immagini sembra più immediato ed efficace che non raccontare attraverso le parole. Eppure, in questa supposta immediatezza dell’immagine, sono presenti meccanismi di interpretazione che comportano una competenza e che guidano l’intellegibilità: vedere non sempre corrisponde a un immediato comprendere, dal momento che i codici implicati nella significazione richiedono un possesso non sempre scontato. Il senso di un’immagine si può dunque raggiungere mettendo in campo competenze specifiche, per esempio riguardo alla composizione o, a un livello più profondo, riguardo al significato connotativo che l’iconologia ha consentito di studiare13.

Al di là dell’aspetto interpretativo e delle questioni di tipo semiotico che questo pone, ciò che ci interessa ora è esplorare la potenza delle immagini, e in particolare delle immagini di sofferenza: quali logiche regolano l’impatto che un’immagine esercita? A quali condizioni alcune immagini diventano icone, condensati visivi di un fatto o di un’esperienza? A che titolo le immagini di sofferenza costruiscono discorsi “potenti”, tali da coinvolgere lo spettatore?

Sullo sfondo rimane dunque la questione della capacità di essere vicini alla sofferenza attraverso la sua resa mediatica: in questo contesto, in che modo le immagini producono vicinanza o allontanamento?

1. Registrare, testimoniare

Seguendo la nota trattazione di Susan Sontag, la fotografia si colloca tra due modalità di rappresentazione: l’occhio individuale e la registrazione oggettiva. Presupposto comune ai due casi è che tutto il mondo è materiale fotografabile, ma nel primo si sottolinea il primato della visione che coglie gli aspetti interessanti o estetici della realtà, nel secondo caso la fotografia è implicitamente concepita come strumento per una valutazione o una decisione: “secondo il primo atteggiamento non c’è niente che non si dovrebbe vedere; secondo l’altro non c’è niente che non si dovrebbe registrare” (Sontag 1973; tr. it. 1978, p. 152, corsivo orig.). Ci si confronta così da un lato con una visione estetica della realtà, dall’altro lato con una visione strumentale, in grado di fornire lo spunto per una risposta a quello che accade.

Storicamente, la fotografia si è mossa tra queste due opzioni14, costituendo tanto un prodotto assimilabile a un atteggiamento “narcisistico” ed estetizzante quanto un dato testimoniale. E questo accade per il carattere fondamentale della fotografia che è l’acquisizione (ivi, p. 133): che consenta il possesso della figura di



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